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Incontri inaspettati - VI DOMENICA DEL TERMPO ORDINARIO (Anno B)


Una ferita, una piaga, una macchia… basta poco a scalfire l’immagine perfetta che ci siamo costruiti. Quando questo accade, quando non riusciamo più a nascondere la nostra miseria, anche chi ci era più vicino spesso scappa via e ci ritroviamo a camminare da soli per una strada lastricata di sogni infranti e delusioni, di fiori mai sbocciati. Pare non ci sia posto per noi da nessun’altra parte, restiamo lì a vagare tra rimpianti e sensi di colpa. Quel luogo di desolazione diventa la nostra casa, l’unica dove possiamo abitare, perché non ci sembra di non conoscere luoghi diversi da quello dei nostri fallimenti.

Quanta ipocrisia! Tutti conoscono quel buio, ogni uomo ne fa esperienza.  Ma va bene finche si può nascondere, fin quando nessuno vede. Quando invece diventa palese, quando è scritto sulla tua pelle, nella tua carne, allora vieni messo alla porta, abbandonato da tutti.

Lo sa bene il lebbroso del Vangelo. La sentenza per lui è già stata emessa: è escluso da tutto. La sua è una vita inutile, è finita prima del tempo. Per tutti è come se fosse già morto. E alla fine rischia di crederci anche lui. Chissà quante volte avrà provato a controllare i suoi segni vitali per convincersi che non fosse così.

Quel lebbroso non può avvicinarsi ad altri. I segni del male che porta impressi nella sua carne non si possono più nascondere. Egli stesso avrebbe dovuto denunciare la propria condizione di maledetto da Dio e dagli uomini, perché neanche il più distratto o il più temerario potesse incappare nel rischio di incrociare i passi del suo vagare. È condannato a camminare nel nulla, accompagnato soltanto dalla sua ombra. Senza una direzione: semplicemente fuggendo le strade battute da altri. Senza una meta: perché l’unico luogo che poteva abitare era proprio quella strada deserta. Eppure ha conservato nel cuore il desiderio che qualcuno possa trovarlo per spezzare il giogo dell’isolamento. Il dolore e la solitudine non lo hanno chiuso nella rassegnazione.

Fino ad allora però non aveva incontrato nessuno. Se quel giorno qualcosa cambia, se incontra finalmente colui che sarà capace di mettere fine alla sua solitudine è perché c’è qualcuno che ha il coraggio di camminare per quelle strade segnate dalle lacrime, che non cerca di evitare ad ogni costo le zone d’ombra di un’umanità ferita, che non scappa di fronte ai volti sfigurati dalla sofferenza, dal male, dal peccato. Gesù percorre i sentieri più oscuri e le strade più dissestate della nostra umanità, ed è proprio lì che viene ad incontrarci.

«Se vuoi, puoi purificarmi!». Cosa sapeva quel lebbroso di Gesù, chi gli aveva parlato di lui? Come faceva ad essere così certo che Egli avrebbe potuto salvarlo? Mi piace immaginare che quelle parole nascano alla convinzione che sia sempre possibile sfuggire alla schiavitù del male, che c’è sempre un modo per tornare umani. La reazione di Gesù non si lascia attendere. La risposta a quel grido di dolore è il coinvolgimento pieno, senza condizioni. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».

La prima notizia è che Dio sceglie di attraversare i luoghi più oscuri dell’umanità perché nessuno più si senta abbandonato, perché neanche uno si ritrovi a camminare da solo. La seconda è che Egli non solo può aiutarti, ma vuole farlo. Il suo desiderio profondo è liberare ogni uomo dai mali che lo tengono prigioniero, riportare a casa tutti coloro che erano dispersi.

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 Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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Boulevard of Broken Dreams

Green Day

https://www.youtube.com/watch?v=Soa3gO7tL-c

I walk a lonely road. The only one that I have ever known
Don't know where it goes
But it's home to me, 
and I walk alone

I walk this empty street on the Boulevard of Broken Dreams. 

Where the city sleeps and I'm the only one, and I walk alone

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
Till then I walk alone

I'm walking down the line that divides me somewhere in my mind On the borderline
of the edge, and where I walk alone

Read between the lines
What's fucked up, and everything's alright
Check my vital signs
To know I'm still alive, and I walk alone [Rit.]

 

Cammino su una strada solitaria
L'unica che io abbia mai conosciuto
Non so dove porti ma è casa per me e cammino da solo.

Cammino questa deserta strada
Nel viale dei sogni infranti, dove la città dorme e sono l'unico e cammino da solo. La mia ombra è l'unica che cammina accanto a me
Il mio cuore superficiale è l'unica cosa che sta battendo
A volte desidero che qualcuno là fuori mi trovi. Fino a quel momento camminerò da solo.

[…] Controllo i miei segni vitali per sapere se sono ancora vivo
e cammino solo
.

 





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