Se sei un calciatore sai che ogni partita è fondamentale e se vuoi vincere il campionato non puoi snobbarne neanche una, perché ogni vittoria vale tre punti. Eppure non tutti gli incontri hanno la stessa importanza. Pensa a un derby o al match contro la tua rivale storica… non si tratta certo di una partita come le altre. Potremmo considerarla la sfida delle sfide, quella che aspetti con una trepidazione speciale, per cui ti prepari tutto l’anno perché sai che può cambiare il volto di un’intera stagione.
Quel giorno conta davvero poco chi sia il favorito sulla carta o chi si trovi più in alto in classifica. I valori vengono livellati perché conta soprattutto la voglia di farcela e di cogliere al volo quell’occasione. Certe partite non si giocano semplicemente per il gusto di farlo, ma perché sai che devi dare tutto, anche quello che finora non hai mai tirato fuori, perfino quello che credevi di non avere; devi lasciare il cuore sul campo. Non importa quante gare tu abbia già perso, quante opportunità fallite tu abbia collezionato, quanti rigori sbagliati, quante occasioni sprecate. Quelle sfide arrivano per aiutarti a tirare fuori il meglio di te. È il momento giusto per fare il salto di qualità. Non puoi più aspettare, «il tempo è compiuto»: ora o mai più!
È un po’ come quando da bambini si giocava giù in cortile. Arrivava il momento in cui la voce di mamma ci diceva che era arrivata l’ora di tornare a casa. “È tardi… la cena è pronta… devi fare i compiti”. Non importa se eri sotto di 10 gol, quello era l’attimo giusto, l’occasione da non lasciarsi scappare, la possibilità di ribaltare tutto e far saltare il banco: “chi segna l’ultimo vince!”.
«E ora che fai?». Pensi di provarci, anche se fino a quel momento ti sei dovuto accontentare delle briciole e hai fatto la figura della schiappa, oppure ti sei già arreso?
Certo rimani tu, non sei cambiato. Sei sempre tu, quello con la magra soddisfazione di aver fatto punti al massimo per due, dico due, partite di fila; quello capace di esultare con un giro di campo a fine partita solo per aver ottenuto un misero pareggio strappato al 95’ contro l’ultima in classifica; tu con quella triste coppetta di cui nessuno più si ricorda, vinta quasi per sbaglio in un momento in cui non si sa come agli altri, quelli forti, è andato tutto storto, e ora lasciata lì a prendere polvere nella bacheca. Proprio tu, quello delle belle speranze e delle grandi promesse non mantenute. Quello che aveva lasciato intravedere un ottimo potenziale, quello buono per tutte le stagioni, utile al momento opportuno perché bravo a tappare i buchi, ma mai prima scelta, sempre pronto ad accomodarsi nuovamente in panchina in attesa dell’occasione giusta che sembrava non arrivare mai. Eppure quell’occasione, finalmente, è arrivata.
Si saranno sentiti così Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, ascoltando l’invito di Gesù a seguirlo. Come quando ti «si ferma il battito», l’emozione ti prende e sai che in quel momento ti giochi davvero l’occasione della vita. Gli occhi di Gesù si fermano su quegli uomini, ma il suo sguardo è capace di andare oltre. Mentre accoglie ciò che sono, intuisce ciò che potranno diventare. Ed essi finalmente si sentono riconosciuti, cercati, stimati, chiamati: “ha scelto proprio noi!”. In quegli occhi possono vedere riflessa la vera immagine di sé, perché è come se quell’uomo venuto da Nazaret li conoscesse da sempre. «C’è una parte di te che è una parte di me». È questo che li rende capaci di dare di più, di tirare fuori il meglio. «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». Ed essi subito lo seguirono, mettendo a segno il gol più importante della loro vita. Proprio al momento più opportuno, hanno saputo gonfiare la rete e lasciare le reti.
Umberto Guerriero
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Mc 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
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SUPERCLASSICO -Ernia
Davvero non ti han detto che non sono il tipo
Da guardare a una festa, un pessimo partito?
Son certo che nessuno te l'ha suggerito
In fondo pure tua sorella ha detto, "Lascia stare
Che con quelli così, si sa che ci si va a inguaiare"
Ma poi mi hai scritto in poco tempo e forse io mi sento
Che forse un po' ti penso, Dio, che fastidio
Quando ti incontro per strada sembra un derby di coppa
Noi siamo Superclassico
E riempirei di mazzate quel tuo vecchio ragazzo
Che è un coglione galattico
E c'è una parte di te che è una parte di me
Che non andrà via in un attimo
Forse dovrei essere elastico
Un po' elastico, baby
Mi hai fregato così non si era mai sentito
Io dentro la mia testa non ti ho mai invitata
Vorrei scappare che sei bella incasinata
Ma poi ti metti sopra me e mi metti giù di forza
Sembra che balli ad occhi chiusi, sì, sotto alla pioggia
Poi stai zitta improvvisamente
Ti chiedo, "Che ti prende?"
Tu mi rispondi, "Niente"
Dio, che fastidio
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