Cosa accadrebbe se qualcuno decidesse di fare irruzione in camera nostra mentre dormiamo beatamente, aprendo di colpo le finestre per lasciar entrare il sole all’improvviso? Probabilmente la nostra reazione non sarebbe delle più pacate. Di certo saremmo tutt’altro che felici di un risveglio così e non solo a causa del torpore che ci prende nelle mattine invernali. Il passaggio brusco dal buio alla luce non potrebbe che infastidire i nostri occhi. «C’è troppa luce dentro la stanza», per dirla con Coez, meglio infilare la testa sotto le coperte e trovare rifugio lì.
Al variare dell'intensità della luce, infatti, le pupille dei nostri occhi si dilatano o si restringono naturalmente, ma quando questo avviene in maniera troppo repentina l’occhio non ha il tempo di abituarsi e avverte fastidio, quasi dolore. Ecco che la reazione istintiva diventa quella di chiudere le palpebre, distogliere lo sguardo o addirittura coprirsi il volto, per evitare che anche solo un riflesso di quel bagliore possa raggiungerci.
Fuggire dalla luce potrebbe nell’immediato sembrare quasi un paradosso, ma ad una riflessione più attenta appare un atteggiamento più comune di quanto si pensi. Certo suona più consueto parlare della paura del buio, eppure si può avere paura anche della luce. Per chi è abituato ad abitare la notte risulta tutt’altro che facile lasciarsi illuminare dal chiarore del giorno.
Esiste la tentazione di tornare a rifugiarsi nel buio perché non ci sentiamo pronti a vivere nella luce. Eppure la causa di questa fatica non è da imputare tanto all’eccesso di luminosità, quanto ad una nostra fragilità. Se la luce ci acceca è perché forse siamo troppo abituati a camminare nelle tenebre. Abbiamo atteso il sole per così tanto tempo che sembrava non arrivasse più. Ci siamo talmente disabituati da arrivare a sentire più familiare a noi il buio che la luce.
Ma è proprio l’oscurità la condizione in cui il male preferisce operare, perché presume di poter agire indisturbato. Quante volte anche noi preferiamo parlare e agire con ambiguità piuttosto che essere limpidi. Quanto spesso scegliamo di muoverci con il favore delle tenebre per cercare di ottenere quello che fatichiamo a raggiungere alla luce del sole, rimaniamo nell’ombra per paura del giudizio altrui oppure scegliamo di ordire inganni e tendere insidie per mettere in difficoltà un altro. Tutti coloro che agiscono così «di giorno se ne stanno nascosti: non vogliono saperne della luce» (Gb 24,16).
Forse è proprio per questo che abbiamo sempre la sensazione che nella nostra vita l’oscurità e le zone d’ombra prevalgano sulla luce. Che sia per convenienza, per viltà o per malizia, siamo noi i primi a preferire troppo spesso l'oscurità. Eppure «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta». Corriamo il rischio di soffrire tutti di fotofobia, di essere diventati intolleranti alla luce, di provare quasi fastidio nel momento in cui essa cerca di raggiungerci. Non è una vera e propria malattia, si tratta invece di un sintomo rivelatore di un malessere più profondo che ne è causa e che dovremmo cercare di comprendere e di scovare, per combatterlo. E intanto rischiamo di pensare che sia sufficiente lasciarsi illuminare solo un po’, quando invece la luce vuole inondare tutta la nostra vita. Essa infatti per sua natura si propaga in ogni direzione, non la si può circoscrivere.
Anche se istintivamente chiudiamo gli occhi per ricreare attorno a noi il buio, la luce continua a splendere, non può essere più oscurata. Sta a noi decidere di aprire gli occhi e avere il coraggio di fissare lo sguardo sulla vera Luce che viene nel mondo, per lasciarsi rischiarare e diventare così figli di Dio, figli della luce. Perché si può «perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce» (Platone).
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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Here comes the Sun - Beatles
https://www.youtube.com/watch?v=KQetemT1sWc
Here comes the sun
here comes the sun
And I say it's all right
Little darling, it's been a long cold lonely winter
Little darling, it feels like years since it's been here
Here comes the sun
here comes the sun
And I say it's all right
Little darling, the smiles returning to the faces
Little darling, it seems like years since it's been here
Here comes the sun
here comes the sun
And I say it's all right
Sun, sun, sun, here it comes
Little darling, I feel that ice
is slowly melting
Little darling, it seems like years since it's been clear
Here comes the sun
here comes the sun
And I say it's all right
Here comes the sun
Piccola cara,
è stato un lungo e triste inverno
Piccola cara, sembra siano passati anni dall’ultima volta
Ecco che arriva il sole,
ecco che arriva il sole
E io dico "va tutto bene"
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