Prima di ogni altra cosa, dite: pace! In un tempo in cui sembra valere ancora di più il detto: "nessuna nuova, buona nuova" e ogni novità pare essere una cattiva notizia, chi non vorrebbe essere portatore di un annuncio di bene, di una buona notizia? Eppure quanto è difficile pronunciare una parola di speranza lì dove regna la disperazione, una parola di riconciliazione lì dove albergano l'odio e il rancore, una parola di luce li dove le tenebre hanno preso il sopravvento. Se è faticoso annunciare la pace, pare sia ancora più complicato accoglierla. Quante porte anziché aprirsi, si chiudono, o vengono addirittura sbattute in faccia, davanti alla possibilità di deporre le armi. Eppure Dio non si stanca di tracciare sentieri nuovi, di costruire ponti, di offrire opportunità insperate, di ricreare le condizioni perché si possano ricucire strappi, rimettere insieme cocci, aprire brecce nei cuori. Non si stanca nemmeno di affidare a noi, operai della messe, ancora troppo pochi, questo annuncio di gioia. È tempo di pace, ecco che bussa alla tua porta. Non esitare, non temere, apri... e pace sarà.
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Lc 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
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