La paralisi più grave non riguarda un handicap fisico, ma la durezza del cuore di chi è schiavo del proprio orgoglio e si nasconde dietro scandalosi silenzi, perché è incapace di mettere in discussione le proprie idee, anche quando sono palesemente contraddette dalla realtà.
Gesù non riesce a trattenere l'indignazione nei confronti di chi, per questioni di principio, è capace di perpetrare un'ingiustizia evidente.
Egli non può che provare profonda tristezza verso chi, pur di non ammettere l'errore, rifiuta di compiere un bene possibile.
E io, da che parte sto? Sono capace di indignarmi di fronte all'ingiustizia oppure rimango paralizzato dall'orgoglio e mi perdo dietro questioni di principio? Qual è la regola del mio agire: l'omertà, carica di opportunismo e convenienza, oppure la carità, fatta di franchezza e libertà?
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Mc 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
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