È tutta una questione di prospettiva! Forse è davvero così visto che spesso le situazioni cambiano, assumono sfumature e significati molteplici e talvolta contrapposti, in base al modo in cui le osserviamo. «Da che punto guardi il mondo tutto dipende». Pare così anche per il Battesimo di Gesù che chiude il tempo liturgico del Natale. Accostato alle solennità che abbiamo appena celebrato sembrerebbe quasi dissolversi, nel consegnarci un Gesù già adulto che prende immediatamente il posto del dolce Bambinello di Betlemme. Se guardato invece dalla prospettiva dei 30 anni di vita ordinaria trascorsi a Nazaret, il Battesimo assume d’un tratto ben altra rilevanza. È l’evento che chiude una lunga fase di attesa e di preparazione, il momento che dà avvio alla vita pubblica e alla missione del Figlio di Dio.
Se a noi, esperti di lockdown in attesa di metterci alle spalle quanto prima questo periodo di restrizioni e fatiche, una lettura del genere potrebbe non dispiacere, mi pare di poter dire che non è certo questo il significato con cui Gesù lo ha vissuto. Non si tratta dell’occasione per chiudere un lungo capitolo della propria vita non particolarmente entusiasmante e voltare pagina verso nuove avventure. Il Battesimo del Giordano mi pare piuttosto il compimento del desiderio di un Dio che ha voluto fare dell’umanità la sua dimora, tanto da assumere la nostra stessa carne.
Gesù si pone accanto a chi ha accolto l’invito di Giovanni a dare concretezza al desiderio di rinnovamento che abitava il proprio cuore. Si fa uno di loro, uno di noi. Più che immaginare lui, agnello senza colpa, intento a mimetizzarsi tra una folla di peccatori che si erano macchiati di chissà quali crimini, mi piace pensarlo felice di condividere quel momento con chi aveva preso consapevolezza dei propri limiti, della propria fragilità, era stato in grado di riconoscere nella verità gli errori del passato ma, allo stesso, tempo sapeva che non doveva identificarsi con il male commesso e che davanti a sé aveva la possibilità di un futuro di bene.
È in questa umanità che il Figlio di Dio si immerge, senza paura alcuna, fino a toccarne gli abissi più profondi, per poi riemergerne e mostrane tutta la bellezza, quella che rende finalmente giustizia all’opera creatrice del Padre. Una bellezza che in Cristo torna ad essere possibile anche per noi. Egli ha lottato e gioito, ha faticato e ha sognato, ha vissuto affetti profondamente umani, ha riso e ha pianto. «Si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. Gaudium et spes, 22).
Mentre noi continuiamo a ripetere che gli opposti si attraggono, Cristo ci attira a sé non marcando una superiorità ma sottolineando una somiglianza che non si appiattisce sulla nostra mediocrità, ma ci porta a contemplare la verità di noi stessi. «La meraviglia di essere simili».
Sembra un vero paradosso per chi verrà accusato di essersi fatto uguale a Dio, eppure Gesù continua a confermare la sua passione per l’umanità senza incertezze, senza mai ritrarsi. E io che penso sia “divino” fuggire da quest’umanità spesso macchiata, incontro un Dio che sceglie proprio l’umanità come rivelazione più autentica dello splendore divino. «Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano», per amore ci si lascia anche sporcare, ci si compromette, perché all’amato possa «passare la paura di precipitare» e, dopo aver toccato il fondo, si possa finalmente risalire più liberi.
Ed ecco che i cieli si squarciano, si aprono definitivamente per non richiudersi più, per un Dio che parla il linguaggio dell’umano, dell’abbassamento, della fragilità. E il Padre si riconosce e si compiace in quel Figlio profondamente umano e proprio per questo autenticamente divino.
Umberto Guerriero
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Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
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SIMILI - Laura Pausini
https://www.youtube.com/watch?v=lhkSOFi8EdE
Sono scappata via
quando mi sono vista dentro a un labirinto, senza decidere.
Ospite in casa mia
Con sillabe d'amore tutte al pavimento, come la polvere
Ma arrivi tu che parli piano
E chiedi scusa se ci assomigliamo
Arrivi tu da che pianeta?
Occhi sereni, anima complicata
Anima complicata
Io cosi simile a te
A trasformare il suono della rabbia. Io cosi simile a te
Un bacio in fronte e dopo sulle labbra
La meraviglia di essere simili
La tenerezza di essere simili
La protezione tra essere simili
Non mi domando più
Se ci sarà qualcuno a tendere la rete, pronto a soccorrere
Me lo ricordi tu
Chi vola impara a sfottere le sue cadute, come a difenderle
E cosi fai tu e nascondi piano
La tosse e il cuore nella stessa mano. Arrivi tu che sai chi sono
Io cosi simile a te
A trasformare il suono della rabbia. Io cosi simile a te
Un bacio in fronte e dopo sulle labbra
La meraviglia di essere simili
La tenerezza di essere simili
Arrivi tu che fai passare
la paura di precipitare
Io cosi simile a te
Liberi e prigionieri della stessa gabbia. Io cosi simile a te
Un bacio in fronte e dopo sulle labbra
La meraviglia di essere simili
La tenerezza di essere simili
La commozione per essere simili, ah ah
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