Ancora una volta i discepoli si trovano a dover fare i conti con la propria inadeguatezza. Che sia a causa di una distrazione o per una qualsiasi altra ragione, ciò di cui dispongono sembra non bastare mai. Immediatamente la preoccupazione lì assale e lì confonde. Sono con il Maestro, ma si sentono persi.
Che cosa fare, allora, quando quello che si ha tra le mani appare davvero troppo poco? Come provare a fuggire dall'insicurezza e mettere in salvo la propria vita?
Come i discepoli, ci ritroviamo con il cuore indurito, incapaci di comprendere. La tentazione può essere quella di ricorrere al lievito dei farisei o a quello di Erode. Di provare a soddisfare i nostri bisogni e saziare la nostra fame scegliendo di assumere logiche tristemente dis-umane.
Gesù ci invita ancora una volta a non lasciarci ingannare: "fate attenzione!". L'unica strada che ci libera dalle paure è fare memoria della misericordia di Dio che abbiamo più volte sperimentato. La nostra povertà si rivela allora occasione propizia per sperimentare la sua provvidenza.
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Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,14-21
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».
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