La fragilità di ogni uomo e di ogni donna mi interpella; di fronte alla fame e alla sofferenza che attraversano la nostra storia mi trovo come davanti a un bivio. Come vorrei poter risolvere immediatamente tutti i problemi; come vorrei avere il necessario per soddisfare ogni richiesta. Ma quando questo non è possibile, cosa faccio? Preferisco congedare la folla, sperando che cerchi altrove una risposta ai propri bisogni, oppure decido di farmene carico? Gesù mi insegna la grammatica della cura; mi mostra che non è la quantità a sfamare, ma la prossimità, che non è mai poco ciò che ho quando, anziché trattenerlo per me stesso, scelgo di condividerlo.
“Li fa sedere”... perché il servizio non è una scelta occasionale, non può essere fatto di gesti sbrigativi e frettolosi, ma è uno stile paziente e delicato che segna tutta la vita del cristiano.
“Rende grazie”... per ricordarci che nulla ci appartiene e se abbiamo qualcosa è per donarlo a chi non ha.
“Portano via i pezzi avanzati”... perché hanno imparato quanto siano preziose le briciole e sanno che ciò che è dono non va mai sprecato.
_________________________
Mc 8,1-10
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
Commenti
Posta un commento