Quante parole affollano la nostra esistenza, parole vuote, parole false, parole pronunciate al solo scopo di convincere, ingannare, nascondere, ottenere qualcosa. Parole che usiamo per rappresentare agli altri e perfino a noi stessi una vita che non esiste.
Siamo diventati talmente abituati a farlo che quasi non ce ne accorgiamo. Pensiamo che anche Dio possa essere convinto, o addirittura raggirato, a forza di parole.
La perseveranza nella preghiera però, quella che ne garantisce l'autenticità e l'efficacia, non è attestata dalle molte parole, ma da un cuore costantemente proteso verso l'Altro, orientato verso Dio.
Ogni sospiro e ogni palpito sono rivolti a Lui non per cercare semplicemente di appagare dei bisogni, di ottenere quanto desiderato, ma perché non si riesce a immaginare se stessi al di fuori di quella relazione. Ogni desiderio, ogni progetto, ogni conquista ha valore soltanto in Lui e con Lui. Ecco perché la vera preghiera è quella dei figli.
Il "Padre nostro" è la preghiera di chi si scopre figlio amato sempre, e per questo può abbandonarsi con fiducia alla volontà di quel Padre che sa di quali cose abbiamo bisogno, prima ancora che gliele chiediamo.
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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
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