Cosa siamo disposti a sacrificare pur di raggiungere i nostri obiettivi, pur di non ammettere di aver fallito o di perdere credibilità di fronte agli altri? Siamo davvero certi di non esserci talmente abituati a "non guardare in faccia nessuno" da arrivare a pretendere anche la testa di qualcuno, pur di non correre il rischio di doverci imbattere nello sguardo di chi ci ricorda il nostro limite, in un volto che ci implora di restare umani?
Cosa siamo disposti a fare pur di non ammettere di aver imboccato una strada senza uscita?
Siamo pronti a rimetterci di tasca nostra oppure pensiamo di far pagare il prezzo a qualcun altro?
Si può provare ad ottenere ciò che desideriamo ad ogni costo, sempre che sia davvero un bene, ma solamente se quel prezzo si è disposti a pagarlo in prima persona. Non è possibile sacrificare gli altri sull'altare delle nostre ambizioni. Forse ci potrebbe sembrare utile, finanche piacevole, ma non ci è lecito compiere ciò che rende l'altro un semplice mezzo per ottenere i nostri scopi o che addirittura lo riduce ad ostacolo da eliminare quando ci ricorda che non possiamo vivere semplicemente come ci pare e piace, ma siamo chiamati a vivere per il bene.
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Mc 6,14-29
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
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