Vincere o perdere, assaporare il dolce gusto del trionfo o il sapore amaro della sconfitta. Sembra basti davvero poco per passare dall'entusiasmo alla rassegnazione, dalla gioia alla tristezza. Al contrario, ci risulta davvero difficile invertire la rotta e fare il percorso a ritroso: tornare a sperare dopo le tante delusioni, tornare a fidarsi dopo aver sperimentato il tradimento, tornare ad amare dopo essere stati feriti.
In realtà più che difficile, è impegnativo. Chi gioca in difesa, chi guida con il freno a mano tirato, chi pesa ogni cosa col bilancino e aggiorna ossessivamente il registro delle entrate e delle uscite, chi non è disposto a rimetterci di tasca propria non può farcela. È destinato a veder appassire la propria vita prima ancora di fiorire.
Quando viviamo per noi stessi finiamo per sprecare la nostra esistenza. La vita si consuma un po' alla volta, senza neanche accorgercene. Pensando di guadagnare il mondo intero, di accumulare il più possibile, di evitare ogni fregatura, ci ritroviamo ad aver perso tutto.
L'unica via che salva davvero la nostra vita è quella tracciata da Gesù. Prendere la croce ogni giorno vuol dire imparare ad amare senza riserve né paure, donando tutto, senza trattenere nulla per sé. È questa la vittoria più grande.
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Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,22-25
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
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