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Fuori tutti - III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno B)


“Qui manca l’aria!”. Di certo Gesù non doveva dare l’impressione di uno a cui piacevano particolarmente gli assembramenti. Spesso si ritirava in luoghi isolati per raccogliersi in preghiera (Mc 1,35), invitava i suoi discepoli a stare in disparte per riposare (Mc 6,31), prendeva le distanze dalle folle che lo inseguivano inneggiando al prossimo miracolo (Mc 1,38). Si era lasciato addirittura spingere in un deserto e vi era rimasto per quaranta giorni da solo, senza battere ciglio (Mc 1,13). Gli sarà sembrato davvero di soffocare quando, entrando nel tempio, si accorse che quello che doveva essere marginale aveva preso il sopravvento, occupando a poco a poco tutti gli spazi. Il luogo sacro per eccellenza era tutt’altro che differente dagli altri, separato da ciò che stava fuori: era stato invece colonizzato dalla logica del mondo. Non si respirava più ordine, ma confusione. Niente più ritmi lenti e distesi, ma ansia e fretta. Il silenzio e la contemplazione avevano lasciato spazio alle urla dei venditori e alle contrattazioni. Nulla più che un mercato, dove si va in cerca dell’affare del secolo e del prezzo più vantaggioso. Un luogo in cui sembrava esserci posto per tutti, tranne che per il padrone di casa: “in casa mia non c’è Dio”.

E ci sta di tanto in tanto farsi un giro fuori, provare a vedere che cosa succede quando lasci fare agli altri, ma era arrivato il momento di prendere “a calci ‘sti portoni” e di rimettere le cose a posto. Sarà sembrato folle e inappropriato il gesto di Gesù. Non era la prima volta che, osservandolo, qualcuno pensava: “è fuori di sé!” (Mc 3,21). Avrà sicuramente scandalizzato quelli che non perdono occasione per ripeterci di stare “zitti e buoni” perché “con le buone si ottiene tutto”. Ma non basta spolverare un po’ in giro quando una casa è stata abbandonata a se stessa per troppo tempo. Quando hai lasciato che al suo interno si accumulasse di tutto, senza mai porti il problema di capire cosa davvero è utile e cosa invece semplicemente sta lì ad occupare spazio, non ti puoi accontentare di cambiare la disposizione degli oggetti. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche e passare ad una soluzione più radicale: buttiamo fuori tutto e tutti, si riparte da zero!

Hanno anche provato a chiedergli un segno che legittimasse il suo comportamento. Come si permetteva? Chi credeva di essere? Che strano! “La gente purtroppo parla”, ma “non sa di che cosa parla”. Quale autorità se non quella del padrone di casa avrebbe potuto legittimare il gesto di Gesù? Quale altra autorità consente oggi a Dio di far risuonare questa parola in noi, per chiederci di prendere coscienza della nostra condizione più intima?

Poco importa se abbiamo passato anni a nascondere le briciole sotto i tappeti, se abbiamo studiato con attenzione maniacale la maniera migliore per coprire le crepe dei muri con i quadri più belli, se ci siamo sforzati di far sembrare che tutte quelle carte e quei libri lasciati alla rinfusa sulla scrivania altro non fossero che una scelta radical chic, da veri intellettuali del terzo millennio. C’è bisogno di un segno forte che ci scuota dal torpore in cui siamo caduti, perché anche il nostro cuore, così come il tempio, è troppo spesso abitato da mercanti e affaristi, anziché da Colui che solo può rivelarci il senso della nostra vita.

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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25)



Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

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Zitti e Buoni

Måneskin

 https://www.youtube.com/watch?v=QN1odfjtMoo

 

Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi, fra', di fango
Giallo di siga fra le dita
Io con la siga camminando
Scusami ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
E anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando

E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana tipo spacciatori
Troppe notti stavo chiuso fuori
Mo li prendo a calci 'sti portoni
Sguardo in alto tipo scalatori
Quindi scusa mamma se sto sempre fuori ma

Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro, no

Io, ho scritto pagine e pagine
Ho visto sale poi lacrime
Questi uomini in macchina
Non scalare le rapide
Scritto sopra una lapide
In casa mia non c'è Dio
Ma se trovi il senso del tempo
Risalirai dal tuo oblio

E non c'è vento che fermi
La naturale potenza
Dal punto giusto di vista
Del vento senti l'ebrezza
Con ali in cera alla schiena
Ricercherò quell'altezza
Se vuoi fermarmi ritenta
Prova a tagliarmi la testa perché
Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro

Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l'aria
Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l'aria

Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cazzo parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l'aria

Ma sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro, ah

Noi siamo diversi da loro

 


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