«Che cosa facciamo?». I capi dei sacerdoti e i farisei non possono nascondere oltre la loro preoccupazione; il sinedrio è in preda all'agitazione e al malcontento.
La situazione si è fatta critica, tutto sembra andare a ritoli. Le avevano tentate tutte, erano perfino scesi a compromessi, pur di salvare il salvabile. Avevano provato per una vita intera a tenere in piedi le istituzioni e le tradizioni del loro popolo, nonostante la dominazione romana, ed ora un uomo venuto da un villaggio sperduto stava rischiando di far crollare tutto.
Non era bastato redarguirlo, screditarlo, minacciarlo... non aveva voluto arrendersi in nessun modo. Ormai è inevitabile passare a soluzioni più drastiche: è necessario che quell'uomo venga sacrificato per salvare l'intera nazione dalla rovina. Non importa quanto sia alto il prezzo da pagare; per Caifa è possibile, anzi auspicabile, il sacrificio di una vita pur di non verder crollare i propri ideali.
E noi cosa saremmo disposti a sacrificare pur di non rinunciare ai nostri progetti? Forse abbiamo già immolato qualcuno sull'altare dell'orgoglio e della vanagloria, oppure ci apprestiamo a farlo. In fondo, l'Amore viene sempre a "rovinare" i nostri piani e se non siamo disposti a lasciarci sconvolgere completamente non riusciremo mai ad accoglierlo davvero.
Intanto, Gesù sceglie di non sacrificare nessuno, ma di offrire se stesso per difendere il progetto più bello: la salvezza di tutti.
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Arrenditi, ti prego, prima che io spari ancora
IO TI AMO (MA DEVO UCCIDERTI) - ULIVIERI
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Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11,45-56
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
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