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La stagione dei germogli - Martedì 27 Aprile


Le parole e le opere sono concordi nel rendergli testimonianza, ma i Giudei pare non vogliano fidarsi e, in preda allo scetticismo più radicale, domandano ulteriori conferme. Pretendono di essere sollevati dall'incertezza, vanno in cerca di un'evidenza che cancelli ogni sorta di dubbio. 

Forse è solo un pretesto, una scusa a cui appellarsi per non credere; forse sono davvero confusi e disorientati; certamente il loro atteggiamento manifesta un profondo disagio. In fondo, si trovano a dover mettere in dialogo un sistema religioso che struttura in maniera rigida la loro vita personale e sociale, attraverso tradizioni e convinzioni profondamente radicate, con la novità di Gesù, che parla e agisce con l'autorità del Cristo, ma non perde occasione per sottolineare la sua distanza dall'immagine di Messia che i Giudei si erano costruiti. 

La risposta del Nazareno è molto netta: «Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore». Difficile immaginare che Gesù non sia in grado di comprendere la fatica di un cuore che stenta a credere, che fa un timido passo avanti per poi battere immediatamente in ritirata, schiavo di fantasmi e insicurezze che alimentano le paure di sempre. 

Quello che spinge il Maestro ad esprimersi in modo così severo ritengo sia tutt'altro. L'ostinazione di quegli uomini gli impedisce di vedere, pur nella fatica, i germogli di quanto si prepara a fiorire, i bagliori di una nuova alba, i segni di una vita che rinasce, di ciò che è "già" presente anche se "non ancora" in pienezza. 

Non sono capaci di vivere quell'inverno in cui si trovano e di coglierne il senso. Non è un tempo sospeso, vuoto, inutile. Si tratta piuttosto del tempo della preparazione e della semina, della cura e dell'impegno, della fiducia e dei sogni. Un tempo incerto sì, ma che è necessario imparare ad abitare. Il gelo e la neve sono condizioni difficili anche per le piante, eppure sono necessarie a fortificarle e a preparare la nuova fioritura. 

Non possiamo pretendere che tutto sia compiuto prima di fidarci; non possiamo chiedere che la verità si imponga in maniera incontrovertibile nella nostra vita. Dio rispetta la nostra libertà, non ci obbliga, ma continua a proporsi a noi come un germoglio da proteggere, come un pegno, una promessa di ciò che sarà ma ha già avuto inizio "qui e ora". 

Quando arriverà la primavera, seguita poi dall'estate, che cosa raccoglierai se non sarai stato in grado di seminare e coltivare durante il lungo inverno, se non avrai saputo riconoscere e custodire i germogli quando erano ancora coperti dalla brina? L'inverno sta già passando, allora perché ti ostini a non vedere i segni della nuova stagione che è ormai alle porte?

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È un inverno che è già via da noi. 

Allora come spieghi

questa maledetta nostalgia?

COME FOGLIE - MALIKA AYANE

https://youtu.be/3LgBfE-u9XY

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Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 10,22-30


Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».



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