Non c'è niente da fare... se accetti di seguire Gesù dovrai fare i conti con un'esperienza inevitabile: prima o poi ti ritroverai spiazzato, sorpreso, impreparato.
Accade ai discepoli, nonostante siano continuamente sollecitati ad abbandonare le proprie sicurezze per abbandonarsi con fiducia nelle mani del Padre. "Non portate borsa, né sacca" (Lc 10,4); sarà questo l'invito del Maestro quando verranno inviati ad annunciare il regno di Dio. Accade a maggior ragione alle folle che, incuriosite e affascinate, avevano iniziato a seguirlo ovunque andasse. La storia non cambia neanche per quel ragazzo che aveva provato ad essere più previdente portando con sé i cinque pani d'orzo e i due pesci: la situazione in cui si ritrova è talmente sproporzionata rispetto alle sue attese da rendere vano ogni tentativo di azzerare i rischi.
Per quanto tu possa cercare di essere pronto ad ogni evenienza e di prevenire ogni bisogno, la vita continuerà a farti trovare in situazioni che metteranno a nudo le tue fragilità. Cosa fare quando questo accade? A chi chiedere aiuto quando ci ritroviamo nel bisogno? A chi presentare reclamo quando tutto sembra andare a rotoli?
Potrebbe essere questo il senso della domanda che Gesù pone a Filippo per metterlo alla prova: «dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Sembrerebbe scontato rivolgersi proprio a Gesù. A chi altri poter domandare per trovare una soluzione ai nostri problemi? Eppure chiedere a Lui vuol dire accettare che la soluzione sia profondamente diversa da quella che ci aspettiamo.
Noi vorremmo che Lui colmasse le nostre mancanze e invece Egli sceglie di valorizzare quel poco che abbiamo (i cinque pani e i due pesci); noi ci aspetteremmo di ricevere ed Egli invece ci invita a donare; noi vorremmo che Lui moltiplicasse ed Egli invece ci insegna a condividere.
Sei sicuro di voler chiedere proprio a Gesù, sei pronto a correre il rischio?
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Dovrei fare reclamo,
ma a chi lo faccio?
VIA PADOVA - LEONARDO LAMACCHIA
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Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
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