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Tu m'appartieni - IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

 

Quante cose crediamo di possedere, quante riteniamo di aver già conquistato o acquistato, eppure non sempre ci appartengono davvero. Ciò che sembra nostro rischia di esserci all'improvviso strappato via. È un'esperienza che purtroppo facciamo costantemente: anche quanto abbiamo di più caro può sfuggirci. E così i sogni e le speranze, i traguardi e le vittorie, i sentimenti e gli affetti che un attimo prima pensavamo di stringere forte tra le mani, poco dopo svaniscono irrimediabilmente. Ma non c'è solo quello che ci viene tolto, c'è anche tanto, anzi troppo, che smarriamo, dimentichiamo o semplicemente non riconosciamo più. Chissà quanti indumenti, durante i cambi di stagione, rimangono in fondo ai cassetti e li lasciamo lì, senza più pensarci. Chissà quante volte ci sarà capitato di tirare fuori dall'armadio un abito che amavamo indossare o che avevamo comprato con entusiasmo, per accorgerci che non ci sta poi così bene come ricordavamo e non ci fa sentire più a nostro agio. Quello che crediamo di possedere oggi potrebbe non essere più nostro domani, ma ciò che è parte di noi non ci potrà essere tolto.

Com’è dolce sapere di appartenere a qualcuno, com’è bello sapere c’è chi si prende cura di noi non soltanto fino a quando conviene o finché ce lo meritiamo, ma sempre e incondizionatamente. Le parole di Gesù suonano come una grande dichiarazione d’amore: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». Non siamo in balia dei mercenari, degli approfittatori, degli avventurieri che si aggirano come avvoltoi in cerca della preda migliore. Siamo invece nelle mani di Colui che è pronto a dare la sua stessa vita per custodire la nostra. Nella Bibbia ricorre più di 850 volte l’espressione “mio popolo”; spesso queste parole sono poste sulla bocca di Dio. Lui ama chiamarci utilizzando un aggettivo possessivo non perché ci possiede come un oggetto, ma perché noi gli apparteniamo. “Tu sei mio, mi appartieni, sei la pupilla del mio occhio”. “Popolo mio” significa “tu sei parte di me”, come tralci nella vite; quell’espressione narra un’appartenenza tanto radicale e profonda che nei fatti potrà anche essere offesa, scalfita o ferita da peccati e tradimenti, ma non potrà essere cancellata.

Come si potrebbe altrimenti donare la vita senza sentirsi morire dentro. Per quanto l'altro possa dire grazie, per quanto sia capace di un gesto di riconoscenza, di un sorriso o di un cenno gentile, ciò che hai donato sarebbe comunque ormai perduto, non potrebbe in alcun modo essere recuperato o tornare indietro. Altro potresti ricevere, e chissà se sarebbe in grado di corrispondere alle tue attese, ma di certo non ritroveresti ciò che era tuo e che hai scelto di dar via. Non sarebbe la stessa gioia, né lo stesso impegno, non sarebbe la stessa cura, né la stessa tenerezza, la disponibilità, l'amore, la forza, il tempo. Quante volte ci è capitato di ascoltare e finanche di ripetere queste parole: "ho dato tanto, ma non ho ricevuto quanto ho donato". Vana illusione è pensare che ciò che doniamo possa tornare indietro se io e l'altro rimaniamo rette parallele, destinate a camminare all'unisono fino all'infinito, senza incontrarsi mai, magari molto vicine si, ma mai davvero incidenti. Forse nella vita qualche incidente ogni tanto è necessario, forse bisogna sperimentare il pericolo perché possano essere svelati i segreti dei cuori. Alle volte bisogna aspettare che arrivino i lupi a minacciare la nostra vita per poter distinguere il mercenario dal pastore buono. A volte i lupi servono anche per comprendere se io stesso sto vivendo da mercenario o sono invece capace di guardare all’altro come “parte di me”. E così rallegrarmi con quelli che sono nella gioia, piangere con quelli che sono nel pianto (cfr Rm 12,15). 

Nella sua “Canzone dell’appartenenza”, Giorgio Gaber cantava: «L’appartenenza non è il conforto di un normale voler bene. L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. È un’esigenza che si avverte poco a poco, si fa più forte alla presenza di un nemico. E’ quella forza che prepara al grande salto decisivo che ferma i fiumi e sposta i monti, con lo slancio di quei magici momenti in cui ti senti ancora vivo. Sarei certo di cambiare la mia vita, se potessi cominciare a dire noi. E questa strada non sarebbe disperata se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita».

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Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 10,11-18


In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

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Tu Che Sei Parte di Me

Pacifico ft. Gianna Nannini

 https://youtu.be/Dd_unwwkdLM

 

Le tue braccia lunghe
spalancate all'aria
Solo nel vento sei sempre felice
E butta via i ricordi,

getta ogni cornice,
lascia spazio alle cose a venire
Fuori... c'è una notte intera
Puoi perderti!...

Tu che sei parte di me
e lasci fuochi, piccole tracce
per riportarmi a casa
Tu che sei parte di me
Ultima luce, ultima insegna accesa...

E ogni nuova paura
alza il fumo negli occhi
e le parole cominciano male
E ti riuscissi a dire,
riuscissi a spiegare
È solo pelle che inizia a cambiare
Fuori... c'è una vita intera,
vuoi perderti?...

Tu che sei parte di me
e sciogli i nodi, le resistenze,
le mie mani chiuse
Tu che sei parte di me
e porti sogni e mi fai sorprese
Tu che sei parte di me...

Soli per la notte intera,
soli una vita intera

[Tu che sei parte di me
e lasci fuochi... piccole tracce
per riportarmi a casa
Tu che sei parte di me
Ultima luce,
ultima insegna accesa...]

{Tu che sei parte di me
e sciogli i fili, le resistenze,
le mie mani chiuse
Tu che sei parte di me}
stai nei sogni,
e mi fai sorridere [mi fai sorridere]

Fuori una notte intera
[Fuori una vita intera]...




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