Gli aveva appena detto: "Seguimi!". Pochi istanti prima avevano condiviso un momento di grande intimità. Occhi negli occhi, avevano aperto il cuore l'uno all'altro, senza filtri.
Il Maestro aveva rivelato ancora una volta la grandezza di un amore che non conosce battute d'arresto, neanche di fronte al rifiuto dell'amato; aveva mostrato la tenerezza di chi non pretende e non giudica, di chi sa attendere i tempi dell'altro e delicatamente custodisce un fiore che sta per sbocciare.
Il discepolo aveva risposto sulle ali dell'entusiasmo; anche stavolta si era lasciato prendere dalla foga per poi accorgersi che l'entusiasmo da solo non basta. Seppur "addolorato" per questa scoperta, egli aveva compreso che poteva davvero amare nonostante le sue fragilità, anzi proprio attraverso quella sua povertà donata senza riserve e consegnata nelle mani di Dio.
Eppure solo qualche istante dopo ritornano le solite incertezze. Lo sguardo di Pietro, anziché fissarsi su Gesù, comincia a vagare, fino a quando si accorge di non essere il solo a seguire il Maestro.
"A te che importa?". Gesù lo rassicura e lo richiama a sé ad un tempo. Non ti disperdere, non smarrirti di nuovo, "rimani in me", fa' che il tuo sguardo resti fisso e il tuo cuore non sia turbato da altro. Hai me e questo ti basta!
Conosciamo bene la fatica di Pietro. Anche noi spesso diamo importanza a situazioni che ci confondono, quando l'unica cosa che dovrebbe interessarci è continuare a seguire Colui che ci ha chiamati. Hai Lui... di tutto il resto "a te che importa?".
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Vengo anch'io! (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Eh sapevo che finiva così, io, eh
VENGO ANCH'IO, NO TU NO - ENZO JANNACCI
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,20-25
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
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