Tempus fugit... e sembra portare via con sé ogni cosa. Tutto inesorabilmente si consuma, nulla più sembra durare. Gli oggetti come le relazioni, i sogni come le speranze, i progetti come le esperienze sembrano avere un destino comune: più prima che poi rischiano di deteriorarsi e di giungere a una fine troppe volte ingloriosa.
E mentre nel cuore dell'uomo continua a vivere una sete di infinito che ci spinge a cercare di prolungare la durata di ciò che abbiamo di più caro, ci imbattiamo inesorabilmente nell'esperienza della precarietà.
Gesù lo aveva spiegato in modo estremamente chiaro: "chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?" (Mt 6,27). Nessuno pare averlo ascoltato, né i suoi discepoli, tanto meno noi che continuiamo a coltivare l'illusione di poter saziare la nostre sete attraverso un'acqua che non disseta, anziché chiedere l'acqua viva (cf. Gv 4,10).
Il libro dell'Apocalisse si esprime in maniera efficace quando afferma che "le cose di prima sono passate" (Ap 21,4). Le realtà di questo mondo passano, sono fatte per non durare, solo "la carità non avrà mai fine" (1Cor 13,8).
Per questo Gesù ci invita a rimanere nel suo amore. Egli vuole farci gustare quell'eternità che ci è donata nella comunione con Lui, quella pienezza per cui siamo stati creati e a cui siamo chiamati.
Sta a noi scegliere se accogliere questo dono... se continuare a rincorrere ciò che passa illudendoci che possa durare per sempre, oppure cercare ciò che rimane per l'eternità.
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Puoi rimanere qui finché ti va
Questo momento sa di eternità
Ti resta addosso e poi non se ne va
FINCHÉ TI VA - TIROMANCINO
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
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