Quanta delicatezza traspare dalle parole di Gesù. È pienamente consapevole della fatica che vivono i discepoli, conosce bene le loro incertezze e i loro dubbi. Sa che avrebbero ancora tanto da imparare, eppure non vuole caricarli di pesi eccessivi. Egli non pretende la perfezione, si limita a chiedere quanto è nelle loro possibilità, nulla di più, nulla di meno.
Da Maestro esperto e premuroso, Gesù accompagna senza forzare la crescita loro e anche nostra. All’ansia di conoscere ogni cosa, spesso motivata soltanto da un’insana curiosità, Gesù contrappone l’arte della gradualità. Alla fretta di arrivare alla meta, Egli sostituisce la pazienza che ci aiuta a gustare la bellezza di ogni singolo passo.
Gesù lo aveva detto: “Io non sono venuto per condannare, ma per salvare”. Egli infatti non usa la conoscenza come un'arma, ma la pone al servizio del bene di ogni persona. Noi, al contrario, non sappiamo attendere; spesso abbiamo fretta di dire le “nostre verità” senza preoccuparci del bene altrui, volendoli anzi mettere in difficoltà.
Chissà che la delicatezza di Gesù non possa insegnarci uno stile nuovo.
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Avrei un milione di cose da dirti,
ma non dico niente
UN MILIONE DI COSE DA DIRTI - ERMAL META
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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