Di maestri, veri o presunti, più o meno capaci, ne avevano conosciuti tanti. Fiumi di parole, spesso vuote e ripetitive, avevano riempito quelle ore trascorse nel tempio. Con ogni probabilità, la maggior parte di esse erano scivolate via, senza lasciare traccia alcuna, senza sedimentarsi nel cuore. Erano discorsi sterili, formali, incapaci di intercettare la vita di quella gente e aiutarla a entrare nel mistero d'amore di Dio.
Quando a parlare è Gesù, però, la questione cambia radicalmente. La folla, numerosa, lo sta ad ascoltare volentieri; "egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi" (Mc 1,22). Così, finalmente, la Parola di Dio riprende vigore, riacquista tutta la sua forza ed efficacia.
"Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55,10-11).
Se non ci possono essere dubbi sull'efficacia della Parola di Dio, qualche incertezza rimane sulla nostra capacità di accoglierla con disponibilità e docilità. Proviamo, allora, come Maria, che "custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19), a lasciare spazio alla Parola, ponendo un freno alle troppe parole spesso effimere che ingombrano le nostre giornate.
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Se ci ascolti per un momento, capirai
IL GATTO E LA VOLPE - EDOARDO BENNATO
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+ Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,35-37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
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