Un giorno il Maestro aveva consegnato ai suoi discepoli un importante criterio di discernimento: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6,44). Ma i frutti, si sa, vanno attesi, altrimenti si rischia di raccoglierli quando sono ancora acerbi e così finire per ritenere non commestibile ciò che, al tempo opportuno, sarebbe invece diventato squisito.
Arriverà il tempo della raccolta, quando finalmente potremo vederci chiaro; ma per adesso ci vene chiesto di sospendere ogni giudizio per evitare di commettere errori irreparabili. Dio stesso non ha fretta di giudicare, lascerà crescere insieme il seme buono (i figli del Regno) e la zizzania (i figli del Maligno), perché nessuna possibilità di bene, seppur minima, venga sprecata.
Nella fretta di sbarazzarci dell'erba cattiva, infatti, potremmo correre il rischio di estirpare anche ciò che andrebbe, invece, preservato e custodito. E così, non di rado, la nostra impazienza provoca grossi danni e porta alla perdita di quel frutto che avrebbe potuto essere e non sarà, perché non abbiamo saputo pazientare, non abbiamo lasciato crescere, non abbiamo voluto attendere il tempo della mietitura.
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Ora ci vedo chiaro
CUORE AMARO - GAIA
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+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
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