Le parole hanno in sé una forza dirompente e per questo vanno scelte con estrema cautela, con cura e attenzione. Capita, talvolta, di passare ore a immaginare le più opportune da usare in questa o in quell'altra circostanza. Parole che non offendano, che non provochino, che non vadano a riaprire vecchie ferite. Parole tanto chiare e limpide da non poter essere in alcun modo fraintese, oppure tanto vaghe da poter essere facilmente smentite nel caso in cui il discorso dovesse prendere una brutta piega.
Anche Gesù sceglie con estrema tensione ciascuna delle sue parole, eppure il risultato è diametralmente opposto. Il suo parlare risulta duro, ostico, provoca delusione e sconcerto. La differenza sta nell'obiettivo: mentre noi abbiamo il desiderio di scegliere parole per rabbonire chi ci ascolta, per suscitare consenso e ottenerne l'approvazione, Gesù ha invece a cuore nient'altro che il nostro bene. E, talvolta, fare il bene dell'altro non vuol dire assecondarlo con parole leggere e quindi inconsistenti, ma alzare l'asticella.
Tanto era sembrato soffice e fragrante quel pane con cui le folle si erano saziate (cfr Gv 6,26), quanto dura e aspra si rivela, a poco a poco, la parola del Maestro. Fino a quando la strada si presenta in discesa è facile andare avanti sull'onda dell'entusiasmo. Ecco, allora, che una folla sempre più numerosa si mette sulle tracce di Gesù. Quando però la strada comincia ad essere in salita e il cammino diventa impervio, quando la fatica inizia a farsi sentire, la musica cambia in fretta. Molti si tirano indietro e smettono di seguire il Maestro, quasi come se per loro ciò che è conveniente e utile coincida con ciò che è facile e asseconda i bisogni, le aspettative.
Nel momento in cui Gesù si mostra totalmente estraneo a questa logica clientelistica, quando perfino i suoi discepoli si rendono conto che Egli non ha nessun interesse ad accaparrarsi il consenso delle masse e di vincolare la gente a sé, si apre il tempo della scelta libera. Non si è discepoli di Gesù perché obbligati, tanto meno per interesse o per abitudine.
«Volete andarvene anche voi?». Che anche il nostro cuore, nel momento in cui seguire il Signore costa più fatica, quando non riusciamo a comprendere ogni cosa, possa ripetere le stesse parole di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
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Oh ma la fame d'amore
la si può curare, dannazione!
Con le parole, sì, che fanno male
fanno sanguinare, ma non morire
LE TUE PAROLE FANNO MALE - CESARE CREMONINI
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
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