"La morte non è l'opposto della vita, ma sua parte integrante". Sembra una contraddizione, ma non lo è. Siamo soliti pensare che morte e vita si oppongano, escludendosi a vicenda. Eppure sappiamo bene che queste due realtà si intrecciano continuamente e, se anche ci impegniamo con tutte le forze a proteggere la nostra vita per far sì che nulla possa scalfirla, ci accorgiamo costantemente che questi nostri tentativi si mostrano per lo più vani.
È così che, per cercare di non morire, smettiamo di vivere e iniziamo semplicemente a sopravvivere, a "tirare a campare". Una vita trattenuta, passata a cercare di parare i colpi, vissuta con la guardia sempre alta, a pugni stretti per paura che qualcosa possa sfuggirci di mano non è altro che una vita destinata a consumarsi lentamente, a spegnersi poco per volta senza mai ardere veramente.
Al contrario, quella che ci è stata donata è una vita chiamata alla pienezza, che non può accontentarsi di trascinarsi stancamente. "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".
Ecco allora che l'immagine del chicco di grano torna a narrarci la speranza, quella di chi sa che dovrà affrontare dei passaggi, a volte dolorosi, prima di giungere alla piena maturazione, per produrre "molto frutto". Potrebbe sembrare "solo un chicco" ma, se accetterà di "morire", non resterà un "chicco solo".
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Non sarà facile ma sai
si muore un po' per poter vivere
INSIEME A TE NON CI STO PIÙ - CATERINA CASELLI
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12,24-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
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