Gesù è di passaggio... Il suo è tutt'altro che un vagabondare senza meta. Egli ha chiaro il cammino da compiere, la direzione del suo andare, la destinazione del suo viaggio. Eppure ciò non gli impedisce di voltarsi per posare lo sguardo sui quei discepoli che, cogliendo l'indicazione del Battista, avevano perso a seguirlo.
In essi riconosce un desiderio sincero, una ricerca autentica capace di far emergere una domanda di senso che, a partire dall'incontro col Maestro, comincia ad assumere contorni sempre più definiti: "dove dimori?".
Mi sorprende profondamente riconoscere come Gesù sia capace di rimanere fedele alla missione che il Padre gli ha affidato senza mettere da parte e senza lasciare indietro nessuno. Egli non si lascia accecare dalla fretta di raggiungere l'obiettivo, ma è sempre pronto a "tirare dentro" tutti e ciascuno. Attraverso l'inclusione, l'accoglienza incondizionata, Egli rende accessibile a tutti l'esperienza fondamentale che ci apre alla fede: quella della paternità di Dio. Nel Figlio, ci è possibile sperimentare la cura e la tenerezza del Padre, in un'amore che non è da conquistare o da guadagnare, ma ci è già stato donato in modo assolutamente gratuito.
Come stride accorgersi che nella mia vita, nella nostra (e, talvolta, anche in quella della Chiesa) si rischia troppo spesso di credere che per affermare se stessi e realizzare i propri progetti sia necessario sacrificare, lasciare indietro o escludere qualcuno.
Per Gesù non è mai così. Egli non sarà mai disposto a sacrificare qualcuno che non sia se stesso.
E poco gli importa se alcuni lasceranno cadere la sua proposta, se altri faranno presto marcia indietro e andranno via (cf Gv 6,66), se tanti (come accadrà perfino ai discepoli... come accade anche me) sperimenteranno continue oscillazioni tra fervorosi slanci di adesione e rovinose cadute, si allontaneranno e faranno giri immensi prima di tornare.
Quell'invito a rimanere nella sua amicizia, a dimorare in lui, a varcare la soglia per sperimentare una comunione profonda, una cura che non opprime ma libera, rimarrà sempre valido. La porta è sempre aperta: "venite e vedrete".
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E vieni a casa mia, quando vuoi,
nelle notti più che mai
MINUETTO - Mia Martini
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,35-42
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
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