Ne avevano di certo già osservate tante, forse addirittura milioni di milioni… chissà quante avranno acceso in loro un interesse, saranno state capaci di far scoccare una scintilla che per qualche istante ha infiammato i loro cuori. Eppure erano rimasti lì, in attesa di qualcosa di diverso, un segno più eloquente che narrasse di un nuovo inizio, di cammini inediti, di sentieri inesplorati.
Mi concedo l’ardire di pensare che la saggezza dei Magi, quella che ha permesso loro di diventare esperti nell'osservare gli astri del cielo, non fosse una caratteristica innata, quanto piuttosto il frutto dell’esperienza di chi da tanto, forse da sempre, si sentiva in ricerca e non si era accontentato di risposte qualunque... di chi aveva compreso che era inutile perdersi dietro chissà quale magia, che aveva imparato a non scambiare i sassi per pietre preziose, che non si lasciava più trascinare da falsi desideri, sballottato qua e là da passioni effimere che ti lasciano vuoto e triste, ti tagliano le gambe e ti puntano i piedi nella direzione opposta a quella che dovresti davvero percorrere.
Avevano scelto di riprendere in mano la propria vita, in attesa di coglierne il senso pieno. È così che i Magi hanno maturato il coraggio di stare in piedi pur barcollando e di scrutare l’orizzonte senza che la stanchezza li portasse ad abbassare lo sguardo, accontentandosi della mediocrità. È così che hanno sviluppato occhi vigili, attenti e selvatici, pieni di desiderio, pronti a seguire un'intuizione, quella giusta, quella che ha il sapore dell'eternità.
Ma cos’hanno visto davvero?
Faccio fatica a immaginare che quella stella fosse più grande di altre, che emanasse un bagliore accecante… credo piuttosto che la “sua stella” fosse semplicemente differente. Immagino un segno nel cielo che fosse coerente con Colui del quale annunciava la venuta. Non credo potesse essere più grande di altre, la stella di Colui che sceglieva (e sceglie ancora) la via della piccolezza, dell’abbassamento, dell’umiltà. Non penso potesse accecare la stella di Colui che veniva (e viene ancora) a consegnarsi nelle nostre mani, chiedendo accoglienza ma esponendosi anche al rischio del rifiuto.
La stella di Gesù doveva splendere in modo unico, non come fuoco che divampa in fretta e tutto consuma. Credo fosse piuttosto una stella dalla luce gentile (cf J.H. Newman), capace di narrare mitezza e tenerezza in un mondo di violenti.
Dopo aver seguito quella stella, i Magi compresero che le strade percorse in precedenza, quelle che li avevano condotto da Erode, non li avrebbero portati da nessuna parte.
Avevano capito le regole del gioco e ne volevano un altro, uno da prendere più seriamente. Erano stati capaci di guardare una sola stella in mezzo a milioni e così, le loro che erano esistenze capaci di attendere e discernere i segni, sono diventate vite che sfrecciano "per un'altra strada".
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E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti
E selvatici e selvatici selvatici
Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni
QUELLI CHE RESTANO - Elisa & Francesco De Gregori
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+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
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