Finalmente è sabato! Non è un giorno come gli altri per Israele. Si tratta di un’esperienza “fuori dal comune”, quella che custodisce l’identità di un intero popolo e rivela la vocazione ultima dell’umanità. Il sabato è ri-creazione e liberazione, memoria grata dell’opera di un Dio che non soltanto dona la vita, ma continua a promuoverla e a difenderla in ogni sua forma, soprattutto quelle più fragili e marginali.
È così che Gesù e i suoi discepoli vivono lo Shabbat. Il Vangelo li presenta intenti a camminare per campi di grano. Sembra che tra loro regni un clima sereno e disteso, fatto di gesti semplici e spontanei. Pare quasi di udire il suono delle loro voci e di leggere sui volti lo stupore che nasce di fronte alla bellezza del creato.
L’atteggiamento dei farisei, invece, appare profondamente diverso. Richiamano l’attenzione di Gesù, sembrano quasi volerlo rimproverare perché non si accorge del comportamento dei suoi discepoli che, raccogliendo quelle spighe, stanno trasgredendo la legge. In realtà sono loro ad essere ciechi, incapaci di comprendere e condannati così a vivere quel giorno da schiavi (della legge), anziché da uomini liberi.
Gesù ci mostra che la volontà del Padre è ben altra. Egli ha voluto il sabato per l’uomo perché, liberato dall’affanno di voler bastare a se stesso, possa sperimentare la tenerezza di un Dio che si prende cura di ogni creatura.
Abbiamo bisogno di attraversare la vita con un cuore nuovo e uno sguardo purificato per accorgerci che, se anche da un lato ci capita di sperimentare il fallimento, constatiamo che i nostri sforzi si mostrano più di una volta infruttuosi e la nostra fatica sembra vana, restiamo pur sempre accompagnati da uno sguardo amorevole, fatti oggetto di una cura tenera, sostenuti da una mano provvidente.
Siamo chiamati a vivere un tempo differente, per educarci alla libertà e alla gratuita; abbiamo bisogno di immergerci in un’esperienza di tenerezza che non conosce il linguaggio della violenza e della costrizione, dell’oppressione e del giudizio, ma solo quello della misericordia.
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Il grano che maturerà
la mano che lo coglierà
IO CANTO - RICCARDO COCCIANTE
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+ Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,23-28
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
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