Mi pare evidente… quell’uomo, il lebbroso, faceva fatica a stare negli schemi, a rispettare le consuetudini, a osservare le regole. La legge, infatti, gli prescriveva di tenersi lontano da tutti; egli, invece, si avvicina a Gesù, incurante del divieto che gli era stato imposto a causa della sua condizione di impurità.
Il suo atteggiamento, però, non esprime una semplice ribellione alle convenzioni, quanto piuttosto l’incapacità di rassegnarsi di fronte a una situazione apparentemente disperata, che gli imponeva la rottura di ogni relazione, una sorta di condizione di morte anticipata.
Quando incontra Gesù, capisce immediatamente che quel suo grido può trovare accoglienza, che la domanda di salvezza che si porta nel cuore può finalmente ricevere una risposta. È sicuro che il Nazareno possa purificarlo, ma ha bisogno di scoprire che liberare l’uomo non è soltanto nelle possibilità di Dio, ma è anche (soprattutto) il suo profondo desiderio: «Lo voglio!».
Chissà quanti, prima di quel giorno, si saranno limitati a guardare il lebbroso con pietà, se non con disprezzo, domandandosi quale fosse la colpa che aveva causato una così dura condanna. A Gesù, invece, non interessa per nulla cercare colpe o colpevoli; ciò che conta davvero è accogliere il desiderio di salvezza e di liberazione che emerge prepotente dal suo cuore. Non è un grido disperato il suo; si tratta piuttosto di un appello gravido di speranza. Egli sa bene che Gesù può liberarlo e ora fa esperienza anche della sua volontà di bene per ogni uomo.
Il tocco del Maestro lo rimette al mondo, gli dona la possibilità di ricostruire quei legami vitali che sembravano spezzati per sempre. Adesso tocca a lui testimoniare la misericordia di cui ha fatto esperienza, narrare un amore che non si rassegna di fronte al dolore di ogni uomo che vive ai margini della vita, escluso, reietto, oppresso, privato della sua dignità.
Ancora una volta quell’uomo si trova a disobbedire; tuttavia non lo fa per trasgredire al comando ricevuto, ma perché anche altri trovino il coraggio di non cedere allo sconforto, di ribellarsi alla sofferenza che li opprime e imparino ad invocare salvezza.
Se ha funzionato per quel lebbroso, può valere per tutti: sotto a chi tocca! È a Dio, non al male, che spetta l’ultima parola; e ora sappiamo che Egli non soltanto può, ma vuole purificarci.
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Che se io ti tocco poi tocca a te
SHIMMY SHIMMY -Takagi & Ketra, Giusy Ferreri
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+ Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
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