Non sono più nel fiore degli anni, eppure restano in grado di esprimere una vitalità che farebbe invidia a molti. Nonostante la veneranda età, Anna e Simeone sono ancora capaci di passione e meraviglia; la loro esistenza è colorata da tonalità certamente più vivide di quelle sbiadite che purtroppo accompagnano la vita di tanti giovani di ieri e di oggi.
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace…». Le parole di Simeone svelano tutta la differenza che esiste tra una vita che si spegne e si consuma in maniera lenta ma inesorabile, e una vita che invece si accende progressivamente, giorno dopo giorno.
Quella che a noi può apparire banalmente un’attesa lunga una vita (che per le nostre orecchie suonerebbe quasi come una lenta agonia), in realtà è una vita che si dispiega, in un certo senso si allunga, proprio perché capace di at-tendere. Simeone sembra essere davvero esperto in un’arte, quella dell’attesa appunto, che nulla ha a che fare con il nostro attendismo e richiama invece la capacità di vivere in tensione, cioè orientati verso qualcosa o, meglio ancora, verso qualcuno. Anche la morte acquista così tutt’altro sapore. Non ha più il gusto amaro del rimpianto, ma quello dolce del compimento.
Ma anche per noi, che spesso assomigliamo più a fiammelle smorte che a lampade accese, risuona oggi un annuncio di speranza. Sempre ci viene incontro il Signore della vita, sempre si presenta a noi per donare pace ai cuori inquieti, illuminare gli occhi spenti e compiere ogni attesa.
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Gli sembrò più dolce anche la morte
CARUSO - Lucio Dalla
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+ Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
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