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Non c'è peggior cieco... - Giovedì 18 Marzo


Mentre tutto attorno rende testimonianza a Gesù, c'è chi sembra restare totalmente chiuso a qualsiasi confronto. 

A poco servono le parole del Battista, da tutti considerato un grande profeta; non bastano i segni straordinari che si compiono davanti ai loro occhi: "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella" (Lc 7,22); neanche la voce del Padre, che riconosceva Gesù come il Figlio prediletto, l'amato, è riuscita a far breccia nei loro cuori induriti.

Si sentivano custodi di una sapienza millenaria, proprietari di una verità granitica, da difendere ad ogni costo, contro tutto e tutti. Ingannavano perfino se stessi, affannandosi a scrutare le scritture, senza però lasciarsi in alcun modo interrogare o istruire da esse. Non cercavano altro che conferme e si sa che spesso si finisce per trovare solo quello che si sta cercando. Al massimo, "ricevono gloria gli uni dagli altri", si danno man forte per opporsi a tutto quello che potrebbe mettere in crisi le loro convinzioni.

E quante volte, purtroppo, ci accade di fare lo stesso, di mettere uno specchio tra noi e la realtà, per guardare esclusivamente quello che ci va di vedere e poterci ridire ancora una volta solo la "nostra" verità, per non dare voce ad altro che alle "nostre" ragioni, fino a convincerci che non esista nient'altro. 

Ma la verità non si può possedere, non può essere un'arma da usare contro gli altri, non può diventare il pretesto per combattere guerre fino all'ultimo sangue solo per "questioni di principio", senza preoccuparci di quanti cadaveri lasciamo sul campo di battaglia. 

La verità è ricerca continua; la verità è apertura, confronto, relazione; la verità è la persona stessa di Cristo: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6).

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Ciascuno dallo specchio ascolta la sua verità 

LA MIA VERSIONE DEI RICORDI - FRANCESCO GABBANI

https://youtu.be/sMRgsHPLKbo

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Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 5,31-47


In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:

«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.

Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.

Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.

Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?

Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».



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