Era ormai passato il sabato, forse il più lungo che la storia avesse mai conosciuto. Un tempo di silenzio e di attesa che stavolta era sembrato davvero interminabile. Un tempo che pareva quasi sospeso ma, allo stesso tempo, segnato da una tensione mai avvertita prima. Come quando trattieni a lungo il respiro per vedere fin a che punto riesci a resistere e poi, tutto d'un colpo, sei costretto a riprendere fiato.
Chissà quanti pensieri affollavano la mente degli amici di Gesù, chissà quanti sentimenti contrastanti agitavano i loro cuori. Forse non avevano chiuso occhio, oppure erano crollati a causa della stanchezza eccessiva. Di certo non erano riusciti a trovare pace. Avevano cercato rifugio lì dove avevano potuto, in una città nata per essere terra di pace e divenuta invece luogo estremamente ostile per loro, per tutti. In momenti come quello c'è poco da fare: o butti tutto all'aria oppure cerchi pazientemente di ricucire insieme i pezzi.
Dopo tante parole, spesso cadute nel vuoto, Dio aveva cambiato registro e strategia: aveva scelto il silenzio. Chi se lo sarebbe mai aspettato da Lui? Mentre noi ci affanniamo nel vano tentativo di avere sempre l'ultima parola su tutto, Dio ci spiazza completamente. Aveva provato a parlare di fraternità, ma loro continuavano a vivere di invidie e gelosie. Aveva tentato di insegnare che servire è regnare, ma in loro continuava a prevalere la logica mondana dei primi posti. Aveva continuamente richiamato alla necessità di scegliere la via della piccolezza e dell'umiltà, ma si era accorto che preferivano sgomitare e farsi sgambetti a vicenda. Aveva invitato a percorrere sentieri di pace e misericordia, ma li aveva visti preferire le strade dell’odio, dei facili giudizi, delle condanne sommarie.
Qualcuno però sembra aver imparato la lezione. Forse le donne avevano trascorso quel lungo sabato cercando di rimettere insieme i pezzi di ciò che sembrava essere irrimediabilmente andato in frantumi. Forse avevano tentato di rileggere le parole di Gesù, i suoi insegnamenti, gli sguardi e i gesti, a partire da ciò che era avvenuto in quelle ore drammatiche. Forse avevano provato a cambiare prospettiva e a guardare ogni cosa da un'angolatura differente, a partire dalla croce. Anche il loro era un “cuore sparpagliato”, confuso e smarrito, che “per il mondo se ne va”, proprio come quello degli apostoli. Ma quel “cuore disperato è delicato”, è abitato da un amore che non si rassegna, che non accetta di mettere una pietra sopra quella brutta storia.
Di buon mattino, al levare del sole, si mettono in cammino. È bastato che il primo raggio facesse capolino in mezzo alle tenebre, che il nuovo giorno cominciasse a fare timidamente il solletico alla notte che ancora appariva troppo forte per essere sconfitta. Non hanno atteso oltre. Si sono messe in cammino per cercarlo. Perché all'amore vero basta davvero poco per riaccendersi: un sorriso, uno sguardo, una parola… una soltanto. Continua ad ardere sotto la cenere, anche quando tutto sembra perduto, quando sembra siano rimaste solo macerie. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Ma quando ami davvero “lo sai che non è la fine, si che lo sai”.
Gesù aveva insegnato loro che l’amore non ha paura di consumarsi completamente, di donare tutto se stesso; non teme di mettere in campo gesti che sembrano inutili o sprecati. E così si fecero coraggio e, alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare. «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto, non è qui. […] Egli vi precede». L’Amore ci precede, sempre!
Commenti
Posta un commento