Ha fretta, María. Corre veloce lungo quei sentieri di montagna. Ci indica una direzione chiara, inequivocabile: verso l’alto. Una direzione che si rivelerà per nulla occasionale o strumentale, ma resterà costante per tutta la sua esistenza: dritta verso l’alto, “direzione la vita”! È un invito ad alzare lo sguardo, il suo. E mentre elevi lo sguardo, ti accorgi che si allarga anche il cuore.
A qualcuno però potrebbe venire in mente di chiedersi: “chi mai riuscirebbe a starle dietro? Chi potrebbe reggere il suo passo?”. Poco prima aveva scoperto che lo sguardo del Signore si era posato proprio su di lei, umile e povera. La meraviglia che l’aveva presa non le aveva impedito di pronunciare il suo “si”. Si era completamente svuotata, per essere ricolmata della grazia. Come avrebbe potuto essere più leggera nel suo incedere, più veloce nel suo andare verso l’alto?
Quella di Maria però è tutt’altro che una fuga in avanti. Lei, l’immacolata, non ha alcuna intenzione di farci perdere le sue tracce, non vuole seminarci, né lasciarci indietro.
Maria fa da apripista, da battistrada. Ed è proprio perché quella che siamo chiamati a percorrere si rivela essere una strada già battuta che diventa una via possibile e accessibile anche per noi. Anzi, non soltanto è possibile ma anche più agevole, proprio grazie a lei.
È “un giorno che arriva e ti cambia la prospettiva”. Lo stupore che si impadronisce di Maria nasce dal constatare che Dio rilegge la vicenda dell’umanità da un angolo prospettico totalmente inedito: quello della piccolezza, dell’umiltà. Ma il suo canto di lode dice molto di più. Il magnificat può sgorgare dal cuore della fanciulla di Nazaret e risuonare attraverso i secoli perché è la convinta affermazione che è proprio quella la prospettiva giusta da cui guardare la nostra storia.
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Un giorno che arriva
e ti cambia la prospettiva
DIREZIONE LA VITA - ANNALISA
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+ Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
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