"Tutto è pronto; venite alle nozze!”. Nessuna pretesa, non è necessario pagare neanche il prezzo del biglietto, c'è soltanto un invito da accogliere: "venite!". La festa è già pronta e non viene richiesta alcuna fatica, nessuno sforzo eccessivo se non quello di mettere da parte per qualche momento i "propri affari" e partecipare della gioia del re per le nozze del figlio.
La reazione prima indifferente, poi ostile, infine addirittura violenta di quegli invitati ci lascia davvero di stucco. Il loro sembrerebbe un atteggiamento davvero incomprensibile e, per di più, immotivato.
Eppure questa parabola ci rivela un pericolo estremamente reale, per quanto di certo paradossale. Spesso siamo talmente presi dalle preoccupazioni terrene, da non riuscire a staccarcene neanche quando ci viene offerta la possibilità di entrare in un'esperienza differente.
Accogliere quell'invito non è poi così scontato come sembra: è una questione di fede. Se riteniamo che la qualità della vita umana possa essere determinata e garantita dalle nostre occupazioni terrene allora sarà facile classificare tutto il resto (e anche lo spazio dedicato alla relazione con il Signore) come una distrazione inutile, una perdita di tempo.
Per partecipare al banchetto del regno occorre smettere i panni di una quotidianità colma di affanni e indossare quelli della festa, per avere un cuore libero e gioioso.
L'uomo che entra nella sala senza l'abito nuziale è immagine di coloro che non riescono a staccarsi dalle preoccupazioni e fanno solo finta di cambiare registro, ma con la testa (ma anche con il cuore) restano altrove, vanificando la possibilità di sperimentare una gioia che solo Dio ci può donare.
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Io mi accorgo che
Hai un vestito per ogni occasione
Ma la nostra non arriva mai
SUL CIGLIO SENZA FAR RUMORE - ALESSANDRA AMOROSO
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+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22,1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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