Deve aver proprio tirato un bel sospiro di sollievo Gesù, quando vide quell'uomo "che gli veniva incontro". Abituato com'era ad avere a che fare con scribi e farisei, dottori della legge e capi del popolo, professionisti dell'ipocrisia, incontrare Natanaèle dev'essere stata una sorta di boccata d'ossigeno: «ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità».
Non saprei immaginare complimento più gradito. Nessun inganno, nessuna doppiezza... se il nome esprime (secondo la cultura semitica) l'essenza della persona, allora Bartolomeo avrebbe potuto chiamarsi a ragione proprio così: sincerità!
Capita anche a noi (con troppo facilità, purtroppo) di ritenerci estremamente sinceri, di considerarci una sorta di mosca bianca in un mondo segnato dalla falsità. Ad uno sguardo più onesto, però, ci accorgiamo che il più grande vanto è quello di dire sempre la "nostra" verità; quella che sbandieriamo con tanta fierezza ai quattro venti e che, molto spesso, si rivela essere nient'altro che la nostra opinione, il nostro sentire del momento, quella convinzione radicata in noi e che, non di rado, è tutt'altro che scevra da pregiudizi.
E così, anziché renderci migliori degli altri, quelle "verità" finiscono per farci diventare solamente più arroganti, più ottusi, più intolleranti.
Quello che Gesù, invece, riconosce immediatamente in Natanaèle non è la semplice spontaneità, quanto piuttosto la sincerità del cuore, quella autenticità che diventa quindi il prerequisito fondamentale per iniziare il cammino di discepolato con il piede giusto.
Ciò non significa che quell'uomo avesse compreso più di altri o che fosse già arrivato; egli era semplicemente più pronto e meglio disposto (proprio perché autentico, senza falsità) a percorre un cammino di ricerca in cui porre in dialogo le proprie convinzioni con una Parola nuova e con una storia inabitata dalla presenza del Signore, fino al punto da ricredersi e scovare il Salvatore proprio lì dove non avrebbe mai pensato di trovarlo.
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Sincerita': questo e' il nome
che vorrei dare a te ...
SINCERITÀ - RICCARDO COCCIANTE
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,45-51
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
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